VIP mio fratello superuomo (id 1968)
- genere: Animazione
- regia: Bruno Bozzetto
- interpreti: Oreste Lionello, Lydia Simoneschi, Pino Locchi, Corrado Gaipa
- produzione: Bruno Bozzetto
- giudizio: Imperdibile
recensione pubblicata originalmente il 11/09/2018
In due parole
Feroce e attualissima satira sui persuasori occulti, i massmedia e il conformismo che appiattisce le coscienze; si ride, e a patto di avere un paio di neuroni funzionanti, si riflette.
Recensione
La violenta sterzata propagandistica del cinema hollywoodiano “in toto” che continua a sfornare ciofeche prive di contenuto ma efficaci nel diffondere il pensiero unico e i nuovi valori della “New Age” schiavista è evidentemente efficace a giudicare dal livello di sottomissione del popolo, che ride in modo ebete di una violenza sempre più efferata e grafica non accorgendosi che gli stanno smantellando tutti quei diritti costituzionali che permetteranno poi di spostare quella violenza dalla virtualità dello schermo al mondo reale.
E’ in realtà già accaduto, dove “l’innocua” moda di videogames (con il mantra: ma è soltanto un gioco) iperviolenti ha talmente anestetizzato le menti che oggi si accetta tranquillamente che dei padri di famiglia possano andare in ufficio e giocare a un videogame che, a tremila chilometri di distanza ammazza la gente per davvero (vedi l’ottimo DRONE di Jason Bourque). Si vede la morte attraverso uno schermo e non si è più in grado di distinguere i pixel dal sangue e dalla sofferenza.
E mentre anche da noi, la maggioranza del popolo si appresta ad accettare con un sorriso trionfale sulla bocca e un “missile nel cervello”, provvedimenti che porteranno la violenza nelle loro case e nelle loro famiglie, può essere utile rispolverare un vecchio film, capace di spingerci a riflettere con un sorriso.
Bruno Bozzetto, personaggio di straordinaria umiltà, realizza: “VIP mio fratello superuomo” nel lontano 1968; subito dopo il successo di un altro suo classico: “West and Soda”; ma a differenza del precedente film dove Bozzetto gioca con la sua passione per il western, qui decide di parodiare un argomento che conosce bene: la pubblicità.
Il suo studio di animazione ha infatti all’attivo molti lavori per il settore pubblicitario ma ciò che esce dal suo lungometraggio va ben oltre la semplice parodia. E’ un’acuta riflessione che a distanza di 50 anni è ancora attualissima; sono presenti tematiche importanti come l’emarginazione dei più deboli, la creazione del consenso da parte dei media e la cancellazione dei diritti dei lavoratori da parte delle multinazionali venduti come “miglioramento delle condizioni” degli stessi. Straordinaria la visita guidata alla fabbrica di Happy Betty e strepitosa la sequenza delle toilette.
Il film è molto divertente, ricco di trovate geniali; ma ci sono momenti in cui il confine tra divertimento e inquietudine si fa sottile come nel bellissimo brano musicale di Franco Godi e Herbert Pagani: “Metti un tigre nel doppio brodo” che attraverso gli slogan pubblicitari dell’epoca rimescolati in un nonsense che palesa tutta l’alienazione del popolo, si avverte la realtà orwelliana della nostra società.
Vip, il superuomo è stato inserito a progetto iniziato per volere dei produttori americani che avevano contribuito a finanziare il film ma Minivip, il fratello senza poteri, è il vero protagonista della storia; è l’antieroe per eccellenza. Un personaggio fantozziano che grazie alla sua umanità e inadeguatezza, risolve le situazioni più difficili.
Pellicole come questa dovrebbero essere preservate e diffuse alle nuove generazioni come antidoto al rincoglionimento di un cinema ormai sempre più stupido e violento anche e sopratutto nella sua versione per ragazzi.
P.S. per chi trovasse difficoltà ad orientarsi tra gli slogan della canzone: “Metti un tigre nel doppiobrodo”, nel video qui sotto trovate gli spot originali per decifrare il brano che potete visualizzare alla fine..
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