• genere: Drammatico
  • regia: Steven Knight
  • interpreti: Tom Hardy, Olivia Colman, Ruth Wilson, Andrew Scott, Tom Holland
  • produzione: IM Global
  • giudizio: Imperdibile

In due parole

Potevamo stupirvi con effetti speciali e colori ultravivaci… Ma noi siamo cinema, non rincoglionimento. Ecco una lezione da sbattere in faccia a tanti… Ma non solo… C’è perfino di più…

Recensione

E’ possibile realizzare un film che regga 89 minuti con un singolo attore e in una singola location (l’abitacolo di un’auto)?

Con una sceneggiatura solida, un attore di talento e un regista non meno bravo si; e finalmente si parla di cinema con le maiuscole.

C’è molta carne al fuoco in questa pellicola ma andiamo con ordine:

Locke è un uomo di successo, ha raggiunto una solida posizione professionale e una soddisfacente vita privata con una famiglia stabile. Alla vigilia della più grande sfida della sua carriera, una telefonata provocherà il crollo di un’intera esistenza. La tragedia di un uomo vissuta in tempo reale nell’arco di una notte in cui il suo universo inizia ad andare in pezzi durante un viaggio.

Il film è letteralmente un “One Man Show”, basato sulla straordinaria performance di Tom Hardy (l’anonimo Bane del terzo Batman di Nolan) che riesce a fornire una prova attoriale che definire magnifica è un eufemismo (il resto del cast sono voci al telefono); l’attore ha il pieno controllo della sua interpretazione, gioca di sottrazione, smorza le reazioni emotive e trasmette con incredibile efficacia tutto ciò che l’universo rappresentato da un essere umano sta subendo su molteplici livelli.

Nonostante le limitazioni pesantissime di movimento e quindi fisicità , la vicenda si svolge interamente alla guida di un’auto attraverso una serie di telefonate al cellulare, non c’è un’inquadratura di Hardy che non regga la scena. La sceneggiatura costruita con grande sapienza, una regia attenta, studiata minuziosamente nelle angolature e l’eccellenza interpretatriva di questo straordinario attore tengono incollati allo schermo per tutta la durata del film.

Tecnicamente, a voler essere pignoli, qualche forzatura c’è: i momenti in cui Locke dialoga allo specchietto retrovisore con la presenza immaginaria del defunto padre, necessari per comprendere il passato e le motivazioni dell’uomo, assumono un registro “teatrale” che può suonare un pò stonato nel contesto degli altri eventi. Ma sono appunto pignolerie, ce ne fossero in abbondanza di film con questi difetti e avremmo risolto il problema di tanto piattume.

Locke quindi è un film che funziona sotto molteplici aspetti: registico, tecnico, narrativo e attoriale; dimostrando che non servono grandi finanziamenti per realizzare un prodotto elitario che vola a quote più alte di molti colleghi anche autorevoli, ma è anche molto più di questo come dicevo in apertura.

Non si tratta di un puro esercizio di stile perchè altrimenti si sarebbe scaduti nel manierismo. Oltre a tutto ciò di cui ho parlato, c’è la volontà di trasmettere un concetto assai profondo che però, almeno a livello razionale, è sfuggito alla maggior parte della critica che pure ha lodato il film limitandosi però agli aspetti da me già citati.

Sto parlando di ciò che emerge e che rimane alla fine di questa storia. Un concetto che appartiene probabilmente della volontà del regista Steven Knight; il quale riesce a trasmettere una profonda lezione morale senza scadere nel moralismo d’accatto, evitando accuratamente le trappole degli stereotipi narrativi e dei predicozzi pedagogici ed esplicativi per il pubblico “semplice”.

Locke infatti, e questa mi sembra la cosa più rilevante che giganteggia su tutto il resto, è un film che parla della necessità, oggi, di recuperare ognuno il senso della responsabilità. Parla della fondamentale importanza di assumersi il peso delle proprie scelte e dei propri errori; di capire le implicazioni delle proprie azioni. In quest’epoca dove la cultura della “delega” ci è stata inoculata fin dalle fondamenta per endovenosa in ogni aspetto della nostra vita compresa la cura dei nostri figli, Locke è un rarissimo esempio di cinema che lancia un messaggio importante perchè non annacquato da ideologie che siano dirette, trasversali o distorte.

Locke è un film etico e morale senza scadere come abbiamo detto nel moralismo, è avvincente come un thriller e non offre risposte facili o ricette pronte per nessuno. Locke è un uomo consapevole del proprio passato che decide di fare la cosa giusta anche se questo significa disintegrare la sua vita. Ma lo fa perchè è consapevole che altrimenti la disintegrazione riguarderebbe la sua anima obbligandolo a vivere in un nuovo universo di menzogne e opportunismo, non meno distruttivo e sicuramente più orrendo di ciò a cui sta andando incontro.

Si tratta di un film che va ripescato e rivalutato anche alla luce di quello che è successo negli ultimi 3 anni.

Questa la realtà che emerge senza spiegazioni didascaliche, il valore aggiunto del film, e scusate se è poco.